Cari colleghi, avete notato che da alcuni anni a questa parte gli estintori portatili a biossido di carbonio non sono più omologati per la classe C? Avete mai notato che recentemente i produttori di estintori mettono la dicitura “utilizzabile su apparecchiature in tensione fino a 1000V ad 1m di distanza”, che una volta era appannaggio solo degli estintori a base d’acqua, anche sugli estintori a biossido di carbonio ed a polvere? E cosa rappresentano quei numeri davanti alle classi di fuoco? Questi quesiti che mi son stati posti più volte negli ultimi tempi, mi hanno portato alla deduzione che, anche tra colleghi RSPP e tecnici, c’è una scarsa conoscenza sulle omologazioni dei mezzi antincendio e sulle ragioni tecniche che ne stanno alla base.
Cerchiamo quindi di dare una risposta a questi dubbi partendo dalla Norma UNI EN 3-7:2005 recepita dal D.M. del 7 Gennaio 2005 “Norme tecniche e procedurali per la classificazione ed omologazione di estintori portatili di incendio” il quale all’art. 2 c. 1 stabilisce che la valutazione delle caratteristiche e delle prestazioni, nonché la classificazione degli estintori portatili di incendio, debba essere effettuata secondo quanto specificato nella Norma UNI EN 3-7:2005. Il dramma è che la Norma risulta ritirata e sostituita dalla UNI EN 3-7:2008 che però non è mai stata recepita a livello legislativo, al contrario della versione del 2005, e quindi continuiamo ad omologare gli estintori secondo i criteri di una Norma che l’UNI ha ritirato e sostituito!
Ma come vengono certificate le prestazioni di un estintore? Partiamo dal presupposto che un estintore da incendio portatile soddisfa i requisiti relativi alla capacità di spegnimento quando è in grado di estinguere due focolai di prova su una serie di tre. Una serie di prove è considerata completa dopo che è stata eseguita su tre focolai, o quando i primi due focolai sono stati entrambi estinti o entrambi non estinti. Se solo un focolaio di prova di una serie di tre è estinto, tale risultato positivo può essere utilizzato una sola volta come risultato iniziale della serie successiva di focolai di prova per lo stesso modello di estintore, ma ad una classe inferiore di capacità estinguente. In pratica se un modello di estintore ha estinto un focolaio di prova 43A una sola volta su tre, questa prova positiva verrà tenuta valida per la prossima serie di prove che però verranno effettuate su un focolaio 34A; basterà quindi che estingua una volta quest’ultimo focolaio per ottenere l’omologazione 34A.
I focolai tipo per i fuochi di classe B vengono realizzati in recipienti di lamiera in acciaio saldati le cui dimensioni sono definite nella tabella sottostante.
Questi focolai sono designati dalla lettera B preceduta da un numero che indica il volume in litri di liquido contenuto nel recipiente.
Per prima cosa sfatiamo un mito: non tutti gli schiumogeni sono efficienti su tutti i fuochi di classe B di cui i solventi polari fanno parte; anche le prove di idoneità sono diverse (appendice M della Norma UNI EN 3- 7:2008). Questo perché i fuochi di liquidi infiammabili non presentano tutti le medesime caratteristiche e lo stesso vale per gli estinguenti schiumogeni. I solventi polari sono liquidi combustibili che distruggono la schiuma antincendio convenzionale poiché estraggono l’acqua contenuta nella schiuma impedendo che si formi la pellicola sopra al combustibile. Per gli incendi di questo tipo quindi è necessaria una schiuma resistente ai solventi polari.
In sintesi possiamo dire che gli AFFF (Aqueous Film Forming Foam) sono più adatti ad essere usati sugli idrocarburi mentre gli AR-AFFF (Alcohol Resistant Aqueous Film Forming Foam) sono adatti anche ai solventi ed agli alcoli; questi schiumogeni fluorosintetici devono la loro immensa capacità estinguente alla formazione di una pellicola acquosa nei primi, o membrana polimerica nei secondi, grazie all’azione dei tensioattivi o dei polimeri fluorurati in essi contenuti.
Anche le tecniche di spegnimento sono diverse: sugli idrocarburi è sufficiente erogare il getto della schiuma sulla superficie per far sì che di formi la pellicola, mentre sui solventi polari è assolutamente necessario che l’estinguente si posi nel modo più “docile” possibile, quindi è necessario che il getto “rimbalzi” sul bordo del recipiente e scivoli delicatamente sulla superficie del combustibile. In caso contrario la membrana polimerica non riuscirebbe a formarsi e vedremmo semplicemente scomparire la schiuma a contatto con il combustibile.
Che si fa invece se ho una miscela di idrocarburi e solventi come ad esempio la benzina (etanolo 10%)? Se nella miscela è presente più del 10% di solvente polare, il fuoco dovrà essere trattato come se fosse tutto solvente polare.
Ad ogni modo i produttori di estintori portatili, tendenzialmente, utilizzano miscele di schiumogeni tarate al millilitro per far sì di ottenere l’idoneità su classe A, B, solventi polari ed F.
Detto questo, passiamo ai criteri di prova: innanzi tutto gli estintori a polvere ed a biossido di carbonio vengono presunti idonei all’uso sui solventi polari perciò non devono fare nessuna prova; per gli estintori a base d’acqua invece la prova viene eseguita su una vasca delle seguenti dimensioni:
Riempita con 45 litri di acetone con purezza minima 99%.
Se le prove (sempre 2 su 3 minimo) vengono superate, sull’etichetta dell’estintore potrà essere inserita nel quarto riquadro la dicitura “Adatto all’uso su solventi polari”.
Il riferimento all’idoneità di un estintore portatile all’uso contro fuochi di classe C, secondo la Norma UNI EN 3-7:2005, è a discrezione del costruttore, ma si applica solo ed esclusivamente agli estintori a polvere che hanno ottenuto una valutazione di classe B oppure AB.
Del resto già il D.M. 10 Marzo 1998 non prevedeva l’uso degli estintori su fuochi di gas, ma solo lo spegnimento mediante l’intercettazione del combustibile, e tutte le recenti regole tecniche di prevenzione incendi continuano a seguire questa indicazione.
La cosa curiosa è che se prendiamo un estintore portatile a biossido di carbonio lo troveremo omologato classe B, mentre se prendiamo un estintore carrellato sempre a biossido di carbonio lo troveremo omologato BC! La spiegazione probabilmente sta nelle diverse norme di riferimento: il primo per l’omologazione segue i criteri di prova stabiliti dalla Norma UNI EN 3-7:2005 recepiti dal D.M. 7 Gennaio 2005, mentre il secondo dalla Norma UNI 9492:1989 (ahimè anche questa ritirata e sostituita dalla UNI EN 1866-1:2008) recepita dal D.M. 6 Marzo 1992.
Ciò non toglie comunque che estinguere un fuoco di classe C con un estintore porterebbe sì allo spegnimento della fiamma, ma non impedirebbe al gas di continuare ad uscire, creando quindi un rischio ben più grave: quello di esplosione!
L’idoneità degli estintori su questi particolari tipi di focolai non rientra nel campo di applicazione della Norma UNI EN 3-7:2005, pertanto viene stabilita direttamente dal costruttore. Ad eccezione quindi dell’estinguente, per tutti gli altri aspetti l’estintore deve comunque rispettare gli stessi requisiti che la succitata Norma prescrive per gli estintori a polvere.
La classe F viene introdotta per la prima volta con la Norma EN 2:2005 infatti la vecchia revisione della Norma UNI EN 3-7:2005 non prevedeva dei criteri di prova per certificare l’idoneità degli estintori su questi particolari focolai, infatti se guardate l’etichetta di un recente estintore a base d’acqua non troverete mai il pittogramma “F” nel secondo riquadro vicino agli altri; a volte viene messo a lato dell’etichetta altre volte viene inserita la dicitura “Adatto all’uso su fuochi di classe F” nel quarto riquadro.
La Norma UNI EN 3-7:2008 invece specifica che gli estintori a polvere e gli estintori a biossido di carbonio non dovrebbero essere utilizzati su fuochi di classe F ed il loro utilizzo è quindi considerato pericoloso, concetto questo che viene ribadito anche nel D.M. 18 Ottobre 2019 nella tabella S.6-4.
Solo gli estintori a base d’acqua possono essere omologati per la classe F previo superamento delle apposite prove.
Le prove vengono effettuate su vaschette di acciaio che simulano una friggitrice utilizzando puro olio vegetale commestibile (solitamente olio di semi di girasole), con una temperatura di autoaccensione compresa tra 330°C e 380°C. Le apparecchiature di prova variano a seconda se si tratti di un focolaio 5F (fig. 3) o da 25F in su (fig. 4).
La prova dielettrica ai sensi del punto 9 della Norma EN 3-7:2005 serve a stabilire l’idoneità degli estintori a base d’acqua su apparecchiature elettriche sotto tensione attraverso la misurazione della conduttività elettrica del flusso erogato. Gli estintori che superano questa prova devono riportare in etichetta la seguente dicitura: “Adatto all’uso su apparecchiature elettriche sotto tensione fino a 1000V ad una distanza di 1m”.
Gli estintori a polvere ed a biossido di carbonio vengono presunti conformi e quindi la prova non è richiesta. La cosa che lascia perplessi è che in Italia sugli estintori a polvere e CO2 vediamo quasi sempre l’indicazione “Adatto all’uso su apparecchiature sotto tensione” senza alcuna limitazione, unico caso in tutta l’UE!
Basta infatti farsi un giro fuori dai confini nazionali come si può vedere dalle prossime immagini:
Immaginiamo un addetto antincendio che intervenga per spegnere un principio di incendio in una cabina di trasformazione MT/BT, rischierebbe la folgorazione prima ancora di aver estratto la sicura dall’estintore! Avete presente l’allegato IX del D. Lgs. 81? Sapete qual è la gittata di un estintore a biossido di carbonio? Ecco, forse mandare un povero Cristo allo sbaraglio, armato soltanto di estintore e buone intenzioni, non è proprio un’ottima idea, probabilmente sarebbe meglio optare per soluzioni alternative come ad esempio un impianto di spegnimento automatico.
Concludo rassicurandovi che, a prescindere di quello che trovate scritto sull’etichetta e/o sul manuale d’uso dell’estintore, il legislatore ha tagliato la testa al toro con il D.M. 18 Ottobre 2019 nel capitolo della strategia antincendio Tabella S.6-8:
E forse, anche in virtù di questo, su alcuni nuovi modelli si cominciano a vedere le indicazioni corrette.